Roma, 3 giugno 2014 – La cooperazione? Somiglia a una gara ciclistica. Parola di Mauro Lusetti: “Il ciclismo è uno sport di lunga durata. Ma, soprattutto nel ciclismo come nella cooperazione non devi aver paura di cadere. Devi fare fatica e accettare l’idea di cadere per rialzarti e arrivare fino in fondo”. Così il presidente di Legacoop Nazionale racconta in una lunga intervista al sito “Nel Paese” la sua visione della cooperazione e delle sfide che lo attendono nei prossimi mesi, partendo dal Welcome Day che si è appena concluso a Palermo.
“In un momento di crisi generale del Paese dove ci sono cooperative che sono in difficoltà – spiega – poter rappresentare il movimento cooperativo in modo positivo attraverso le nuove cooperative che aderiscono, attraverso le start up e i workers buyout, aiuta a tenere alto lo sguardo. Per cui poter sottolineare con la mia presenza l’attenzione che l’organizzazione ha in questi eventi è qualcosa che mi fa piacere e ricerco. Sono questi gli elementi che devono connotare il mio mandato”.
Nel rapporto con Governo e stakeholder il primo passo per Lusetti non è ‘rivendicare’: “Questa crisi – racconta infatti – ha messo in evidenza i limiti di un modello d’impresa, quello capitalistico. Noi dobbiamo accettare una sfida in chiave egemonica sul modello d’impresa per affrontare i bisogni dell’economia nel terzo millennio. L’attenzione dell’impresa tradizionale vediamo che va verso il porre la persona al centro delle attenzioni e della responsabilità sociale e civile: tematiche che per quelle imprese rischiano di essere, soprattutto, elementi di marketing. Per noi, invece, sono elemento costitutivo”.
Cosa ha scoperto dentro al mondo cooperativo?
“Ho scoperto una ricchezza umana incredibile. Questo è un mondo fatto di persone e ho riscoperto persone splendide che lottano e lavorano. Si mettono al servizio degli altri e penso che questo sia il primo elemento da sottolineare: queste persone sono la prima speranza per il futuro. Poi ci sono dei modelli differenti. Non teorizzo la grande dimensione ma credo che di settore in settore i soci delle cooperative sono capaci di interpretare e darsi la migliore organizzazione. Teorizzo le dimensioni organizzative che saranno capaci affrontare il mercato nella maniera giusta: da una parte lo scambio mutualistico e dall’altra il sistema di valori. Le scorciatoie qua non funzionano perché ci troveremmo di fronte a un tremendo nemico: l’omologazione. Se noi pensiamo di omologarci all’impresa tradizionale commettiamo l’inizio di un gravissimo errore”.