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Legacoop > COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO – Quando la mutualità scavalca l’equatore

Roma, 19 settembre 2014 – Al via a Roma, aperto da Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane, il ciclo di incontri promossi dall’Alleanza delle Cooperative Italiane nell’ambito del programma di lavoro del Semestre Italiano di Presidenza dell’Unione Europea. Cinque eventi di policy si susseguiranno su tutto il territorio nazionale da settembre a dicembre. Obiettivo di questa serie di incontri è evidenziare il valore aggiunto che il modello di impresa cooperativa può offrire ai processi di crescita economica e sviluppo sostenibile nei Paesi in via di Sviluppo.

 

La cooperazione allo sviluppo sta cambiando rapidamente: la Commissione Europea ha lanciato una comunicazione sul ruolo del settore privato nei processi di sviluppo internazionale e ad agosto è stata approvata la riforma della legge 49/87 che disciplina la cooperazione allo sviluppo italiana. Il fulcro di questo nuovo paradigma è il partenariato. Anche le imprese, attraverso nuove opportunità di business, possono dare il proprio contributo allo sviluppo del tessuto economico produttivo dei Paesi partner.

 

C’è bisogno di un settore privato che investa e contribuisca a costruire un’economia sostenibile anche nei Paesi più poveri. Occorre un settore privato che sappia dialogare, collaborare e, con il proprio expertise tecnico-settoriale, rendersi complementare all’esperienza e all’azione delle Ong e delle organizzazioni della società civile che già conoscono il contesto delle società locali. Al modello di impresa sviluppato dal movimento cooperativo guardano in primis molti Organismi per la cooperazione internazionale, in quanto esso coniuga principi solidaristici ed efficienza imprenditoriale.

 

Il World Cooperative Monitor, curato da Eu- ricse e dall’Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA), mostra che le maggiori 300 imprese cooperative contribuiscono alla crescita mondiale per un fatturato complessivo di oltre 2 trilioni di dollari l’anno. Secondo i dati CENSIS, in Italia, l’apporto generato dalle cooperative al PIL nazionale è dell’8%. Cooperazione internazionale e mondo cooperativo rappresentano un bino- mio dalle enormi potenzialità di sviluppo. Come hanno illustrato Rodrigo Gouveia dell’Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA) e Simel Esim dell’International Labour Orgnization (ILO), le cooperative offrono una soluzione all’urgenza di coniugare sviluppo economico, protezione ambientale ed equità sociale grazie alle loro caratteristiche: l’attenzione alla comunità e al territorio, il principio di mutualità e di democraticità.

 

Gli esempi non mancano. Quando lo tsunami si è abbattuto sullo Sri Lanka, ad esempio, Legacoop ha lanciato una campagna di solidarietà presso i propri soci, di- pendenti, imprese e strutture cooperative, raccogliendo 623mila euro, con i quali si è intervenuti a supporto delle cooperative danneggiate dallo Tsunami nei distretti di Ampara, Kalutara e Hambantonta. Nel progetto sono state coinvolte le due organizzazioni non governative GVC e UCODEP ed il National Cooperative Council, organizzazione di rappresentanza delle cooperative dello Sri Lanka. Le cooperative beneficiarie del progetto sono state 50, più 5 associazioni. I beneficiari diretti sono stati 16.138, mentre quelli indiretti 104.125.

 

Il progetto Legacoop per Haiti, nato all’indomani del terremoto che distrusse l’isola il 12 gennaio 2010, è stato realizzato grazie ai contributi di cooperative, soci e dipendenti. I partner per la realizzazione del pro- getto sono state le organizzazioni non governative GVC, Oxfam Italia e Medici Senza Frontiere, che già operavano ad Haiti prima del terremoto. Con GVC ed Oxfam Italia sono stati sostenuti i piccoli produttori rurali, attraverso il rafforzamento dell’esperienza cooperativa agricola (80.000 beneficiari indiretti). Il progetto ha contribuito poi alla costruzione da parte di Medici Senza Frontiere di un ospedale mobile nella zona est della capitale Port-au-Prince con 108 posti letto.

 

Il progetto, in partnership con Granarolo, nato a valle della inaugurazione di una Centrale del Latte costruita dal Cefa nella cittadina di Njombe in Tanzania, avvenuta nel febbraio 2007, dopo un lavoro di preparazione e costruzione durato circa 5 anni. Si è trattato infatti di preparare la base di fornitura, attraverso una opera di selezione profilassi delle vacche da latte esistenti e la costituzione di una specifica anagrafe bovina dei conferenti, allo scopo di evitare qualsiasi germe infettivo nel latte, come purtroppo era nella prassi. Per la gestione è stata costituita la Njombe Milk Factory, una vera e propria azienda che compra latte e lo trasforma in formaggi, yogurt e latte pastorizzato. La raccolta del latte è passata dai 700 litri al giorno ai 4000 attuali.

 

 

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