Cerca
Close this search box.

Lusetti al Corriere: “La nostra battaglia per la legalità”

Roma, 10 Aprile 2015 – Il Presidente Lusetti risponde al giornalista Dario Di Vico del Corriere della Sera in merito al seguente articolo pubblicato l’8 Aprile.

I gesti netti che mancano per rilanciare le Coop

 

Mauro Lusetti, presidente Legacoop: “Nessuna difesa d’ufficio. Ma neppure nessuna ghigliottina innalzata nella pubblica piazza mediatico-giustizialista. Legacoop non ha avuto nessun tentennamento e nessuna debolezza nei confronti di chi ruba o di chi corrompe. Ma c’è un principio (oltre a quello costituzionale della presunzione d’innocenza che però non voglio accampare) sul quale non si può derogare e sul quale il Corriere della Sera e Dario Di Vico sono sicuramente al nostro fianco: non confondere le responsabilità di uno o più dirigenti con quella di dieci, cento, mille soci. Ancora di più: difendere quei soci, quei lavoratori e quelle cooperative anche di fronte a dirigenti mascalzoni. E’ un nostro dovere e nessuno mi convincerà mai che quando si palesano difficoltà insidiose Legacoop debba abbandonare qualcuno dei suoi soci sperando così di salvare il buon nome. Il buon nome lo salviamo tutti insieme con il rigore che abbiamo messo in campo e con la vigilanza di tutti. Non si sospende una cooperativa anche se un gruppo dirigente (e questo saranno i processi a doverlo dire) commette dei reati.
Ma non fare questo, cioè non sospendere una cooperativa, non significa fare solo atti di facciata o difese d’ufficio. Anzi, seguendo la linea di rigore sulla legalità che avevo annunciato e che il Congresso ha fatto propria, ogni caso è stato affrontato senza nessuna timidezza. I dirigenti cooperativi coinvolti nell’inchiesta Mose che hanno patteggiato, quindi che hanno ammesso le colpe, sono stati espulsi. Su “Mafia Capitale” non abbiamo atteso la fine dell’inchiesta, ma nei casi in cui le intercettazioni mostravano inequivocabilmente che quei dirigenti si erano posti fuori dai valori cooperativi, li abbiamo cacciati. E non ci siamo fermati lì. Abbiamo commissariato Legacoop Lazio, abbiamo deciso di costituirci parte civile nei processi, abbiamo invitato le cooperative coinvolte a fare altrettanto e abbiamo restituito i soldi associativi quando questi erano frutto del malaffare. Su Cpl-Concordia abbiamo usato la stessa mano decisa. Tutti i dirigenti coinvolti nell’inchiesta erano già fuori dalla cooperativa prima che lo scandalo esplodesse e quindi non abbiamo dovuto procedere con le sospensioni, però abbiamo deciso che la cooperativa farà tutti i passi per rivalersi nei confronti di chi ha sbagliato. Aggiungo che sul cosiddetto “sistema Incalza” non ci sono indagati delle cooperative e lo stesso dicasi per la Colata di Bologna.
Come si vede la nostra risposta è stata decisa, commisurata al discredito che gli scandali gettano sulle coop ma anche con le leggi. Ma abbiamo fatto di più: abbiamo fatto un congresso mettendo al centro del nostro dibattito proprio il tema della legalità. Solo nella legalità, in un mercato sano, con regole certe, con una concorrenza leale, la cooperazione può continuare a svolgere il suo compito storico ed avere successo. Non è una questione di facciata ed è molto di più di un gesto netto. Io come presidente, ma soprattutto i milioni di soci Legacoop con il loro congresso, si sono dati un unico, preciso, obiettivo: fare crescere le imprese cooperative nella legalità. La legalità, la lotta alla corruzione, ai favori, alle ruberie varie è, prima ancora che una questione di indagini, processi, condanne, sospensioni, un fatto culturale. Questa è la nostra battaglia”.

 

La successiva risposta di Di Vico
Sapevo cosa avrebbe replicato il presidente Lusetti. Conosco il copione. E sapevo che non avrebbe risposto al quesito-chiave: perché Legacoop non sospende Cpl Concordia? Forse perché non ne ha il coraggio.

Articoli recenti

Newsletter

Se ricevere i nostri articoli direttamente sulla tua mail, iscriviti alla nostra newsletter.