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MERCATO PULITO – Firmato in Veneto il Protocollo sulla legalità per gli appalti pubblici

Padova, 18 novembre 2015 – Fronte comune e compatto, in Veneto, da parte di sindacati e organizzazioni di rappresentanza della cooperazione sociale contro gli appalti pubblici irregolari, la discrezionalità dei criteri di scelta, l’affidamento dei servizi al massimo ribasso, nonché a favore della buona cooperazione. A dargli forza e a tradurlo in impegni concreti è il “Protocollo sulla legalità in materia di appalti pubblici”, presentato a Padova.

 

Regole chiare e trasparenti, tutela dei diritti di chi lavora, garanzia di qualità ed efficienza dei servizi erogati. Sta qui il cuore del protocollo, frutto di un anno di confronto e di lavoro tra le parti che è stato un percorso tenace di convergenza verso un obiettivo comune, voluto sopra e al di là di ogni differenza di ideologia, appartenenza, storia. Si tratta del primo protocollo regionale unitario tra enti datoriali e associazioni sindacali, e del primo unitario in Italia in materia di appalti e legalità.

 

Oltre ad avere come obiettivi quelli di contrastare discrezionalità, parzialità e basso costo nell’affidamento dei servizi, per porre così freno alla concorrenza sleale e al dumping sociale e contrattuale, il protocollo intende anche salvaguardare le tante cooperative sociali “sane” e combattere quelle spurie. E ancora, intende mettere in campo azioni concrete di monitoraggio e di contrasto verso tutti quegli appalti, di enti pubblici e società partecipate, che a discapito della qualità dei servizi scelgono come criterio primo e unico quello dell’aggiudicazione al “minor prezzo”.

 

In Veneto oggi all’Albo regionale risultano iscritte 824 cooperative sociali, che danno lavoro a circa 35mila persone e assistono quasi 500mila cittadini. “Crisi economica, politiche di contenimento della spesa pubblica, e dunque tagli significativi nel welfare, portano molto spesso gli enti pubblici a privilegiare il criterio del “massimo ribasso” per l’affidamento dei servizi alle cooperative sociali – spiegano i firmatari, evidenziando quanto già denunciato in più occasioni con grande preoccupazione –. Così facendo, da un lato non si tiene in considerazione il costo del lavoro, e dunque non si garantiscono i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, dall’altro si rischia di intaccare quantità, qualità ed efficienza delle prestazioni. Tutto questo mette spesso in grave difficoltà le cooperative “sane”, invece rispettose del Contratto collettivo nazionale”.

 

“Chiamiamo ora le istituzioni del territorio a condividere con noi questo patto – concludono i promotori del protocollo –, perché il loro ruolo come enti appaltanti e di controllo resta fondamentale: sia sul versante del rispetto delle regole che su quello della vigilanza sull’erogazione dei servizi affidati: è necessario e urgente costituire un tavolo permanente con Regione, Anci, Ulss, soggetti coinvolti nella gestione degli appalti dei servizi sociosanitari, assistenziali ed educativi”. L’invito all’adesione è stato fatto giungere ad Anci e Regione Veneto, il cui governatore Zaia ha già dato riscontro di attenzione. “Attendiamo di essere da loro convocati al più presto: non c’è tempo da perdere”.

 

I contenuti del Protocollo

 

Nel dettaglio, il protocollo definisce e sollecita che l’affidamento dei servizi avvenga secondo il criterio della “offerta economicamente più vantaggiosa” (come peraltro stabilito dalla deliberazione regionale 4189/2006), avendo sempre come primo obiettivo la qualità del servizio al cittadino. Si chiede inoltre l’individuazione di standard oggettivi di valutazione, che tengano conto delle modalità di promozione dell’occupazione “buona e stabile”, degli strumenti di qualificazione organizzativa del lavoro, della conoscenza dei problemi sociali specifici del territorio e delle risorse sociali della comunità che vi vive, nonché del rispetto del costo del lavoro come definito dalle tabelle ministeriali.

 

A un’unica voce, le parti firmatarie chiedono inoltre che siano rispettate le clausole dei contratti collettivi nazionali, gli accordi regionali, territoriali e aziendali, l’applicazione della normativa di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla previdenza e assistenza. E poi c’è il fronte dei controlli, prima e dopo l’aggiudicazione degli appalti: le organizzazioni si impegnano, infatti, a segnalare al Comitato misto paritetico regionale (Cmpr) – istituito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali e di cui sono tutti componenti –, le situazioni irregolari e anomale contenute nei capitolati di gara e di concorrenza sleale negli appalti pubblici. Alla segnalazione seguiranno azioni decise di contrasto, tra cui segnalazione agli enti preposti al controllo come Spisal, Inps, Inail e Ispettorato del lavoro, iniziative di informazione ai media, nonché diffide e ricorsi legali.

 

 

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