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FUTURO – SWG racconta un’Italia che ha voglia di comunità, una frontiera per la cooperazione

Trieste, 3 febbraio 2016 – Gli italiani che guardano al 2016 e agli anni che seguiranno, hanno voglia di comunità. È una dinamica profonda, carsica, che per alcuni si sostanzia nell’esprimere una cultura, un modo di essere, una tradizione; per altri è il legame con il luogo in cui si vive (città, paese, quartiere). Per altri ancora, è lo scambiarsi delle cose, fare delle esperienze, condividere un destino. Lo racconta una rilevazione di SWG, che traccia un perimetro all’interno del quale – con creatività e coraggio – la cooperazione può trovare un grande spazio di crescita.

 

Il primo collante si staglia intorno al desiderio di contribuire a uno scopo comune, a ricercare il senso di sé nel fare cose con gli altri, nel raggiungere insieme un obiettivo. L’aiuto reciproco, il mettere insieme, le tante forme di sostegno orizzontale e scambio (dal baratto, ai gruppi di acquisto, alla sharing economy): ecco il secondo motore comunitario, con le tante entità in cui si entra e si esce agilmente, con la possibilità per le persone di conoscersi e ri-conoscersi, di sperimentare il valore del con-dividere. Piccole forme in cui però cresce ciò che nella contemporaneità è diventato un bene raro e prezioso: la fiducia. Il terzo propulsore comunitario, infine, è il bisogno di rafforzare i propri valori, la possibilità di essere parte di un gruppo e avere in comune esperienze e idee, senso e miti, sogni e speranze.

 

Il bisogno di comunità, di nuovi modi di stare insieme, è l’altra faccia della medaglia della voglia di cambiamento che attraversa il nostro Paese. La brama di svoltare, di mutare corso, di rimettere in moto la macchina Italia, non si esprime infatti in un ritorno assordante al rampantismo, al far solo per sé, ma propende verso una realtà sociale capace di arginare gli eccessi individualistici. La comunità attesa, non è un territorio mitico, né una nuova ideologia o una religione, bensì la capacità di ogni persona di farsi carico, di sentirsi “con” gli altri e superare il monadismo consumistico in cui siamo stati gettati nel corso degli ultimi 25 anni.

 

 

 

 

 

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