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Legacoop > PARITÀ – Occupazione femminile, in Europa peggio dell’Italia solo Malta e Grecia

Roma, 4 novembre 2014 – Peggio di noi solo Malta e la Grecia. L’Italia è terz’ultima in Europa per tassi di occupazione femminile tra i 20 e i 64 anni. Un record davvero poco invidiabile. Oltretutto non l’unico, in ambito negativo, sul tema delle pari opportunità. Un dato che testimonia quanta strada resti ancora da percorrere, come ha raccontato sulla base di dita Istat Linda Laura Sabbadini intervenendo al convegno di Bologna “Prendere tempo” di qualche giorno fa.

 

Analizzando i dati troviamo, a sorpresa, un risultato positivo: per quota di part time l’Italia è undicesima, con 16 Paesi che fanno peggio di noi. Purtroppo, però, non si tratta di una vera libertà di scelta: la percentuale di part time ‘imposto’ e non scelto dalla lavoratrice raggiunge il 63%, ovvero più del doppio rispetto alla media europea. Un quarto delle donne che hanno avuto un figlio nel 2010, due anni più tardi non lavoravano più. La causa? Per il 67% le difficoltà di conciliare vita e lavoro.

 

A provocarle contribuisce una rigidità dei ruoli di genere ancora elevata: i maschi italiani sono in Europa quelli che essendo occupati  meno contribuiscono al lavoro familiare, con 1 ora e 9 minuti a fronte delle 3 ore e 45 delle donne occupate. Più di loro lavorano solo in Slovenia e in Polonia. I congedi parentali introdotti dalla legge? Sono ancora ben poco utilizzati dagli uomini (11%).

 

Il guaio è che questa asimmetria non viene riconosciuta neanche dai diretti e dalle dirette interessate: la maggior parte di uomini e donne dichiara che la ripartizione è equa. Il 50% delle donne, inoltre, ritiene che in tempo di crisi sul posto di lavoro è meglio dar la precedenza agli uomini. In gergo si dice che siamo un Paese con un “modello breadwinner modernizzato”, ovvero: la donna lavora un po’ meno e si assume il carico familiare in gran parte, l’uomo lavora ma aiuta un po’.

 

Il ricorso alla baby sitter, complice la crisi, è dimezzato tra il 2005 e il 2012, passando dal 9,2 al 4,5%, ed è aumentato il ricorso al nido privato (dal 13,9% al 21,2%), a causa soprattutto della carenza di nidi pubblici: i servizi comunali raggiungono il 27,3% dei bambini 0-2 anni in Emilia-Romagna ma appena il 2,1% in Calabria. Risultato: le donne lavorano meno, ma ma nascono anche sempre meno figli. Nel 2010 ne sono venuti al mondo 6.863 in meno dell’anno prima, nel 2011 oltre 15mila in meno e l’anno successivo 12.399 in meno.

 

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