Medaglia d’oro per l’atleta della cooperativa “Il Cerchio”, “Per me si è avverato un sogno”
“Eccola, dai Irene, dai Irene forza! Guardala, guardala” le voci strozzate di un padre ed una madre che accompagnano Irene Orazi nella finale dei 100 metri piani. Un incitamento “Forza Irene” che, mano a mano che i metri passano, si tramuta in un’ascesa di tono per culminare in un urlo finale “ Prima, abbiamo vinto“. Irene adesso è Campionessa del mondo delle Special Olimpics, la competizione per gli atleti con disabilità intellettive o sviluppo neurologico, che coinvolge 7mila atleti provenienti da 190 paesi del mondo, e li porta a competere a livello internazionale in diverse discipline sportive.
A Spoleto, sua città natale, è festa grande, in primis dentro la cooperativa “Il Cerchio” che si è fermata un attimo – come dice Marco Pennacchi responsabile del Team il Cerchio che dà la possibilità di fare sport ad atleti con disabilità – “abbiamo atteso il video della finale e quando Franca (la madre) ce l’ha inviato, siamo scoppiati in un urlo di gioia e con lacrimuccia “libera”. Abbiamo stappato una bottiglia alla sua salute e festeggiato, la sua vittoria è anche la nostra e di tutti gli altri ragazzi della cooperativa sociale”.
Irene aveva dimostrato da subito di essere una campionessa: prematura a neanche 6 mesi, per un probabile distacco della placenta, la prima nata all’ospedale di Spoleto nel 1990. “A mezzanotte è arrivata – dice Moreno, il padre – con i medici che ci dicevano di prepararci al peggio. Irene non ce l’avrebbe fatta, ma lei era una lottatrice e trasferita al Bambin Gesù, appena siamo entrati, ci hanno detto che i bambini che entrano lì e stanno bene ne escono con grandi problemi, ma chi entra con grandi problemi ne esce bene. Avevano ragione”.
Irene inizia 5 anni fa a calcare la pista di atletica e si specializza nella velocità e nel salto in lungo. Per gioco, come fanno tutti i ragazzi che dal 2013 sono seguiti dal team sportivo “Il Cerchio” che accoglie ragazzi con disabilità e autismo. Ma lei aveva una marcia in più. “Abbiamo fatto diverse uscite nel territorio, – prosegue Marco – sia in ambito regionale che nazionale. Durante gli Italiani dello scorso anno a Torino abbiamo ricevuto la bellissima notizia della convocazione della nostra Irene ai Mondiali di Berlino. È stata per noi una notizia fantastica, superata soltanto dal bellissimo risultato ottenuto”.
All’inizio lei non voleva neanche partecipare all’attività perché aveva paura, si sentiva insicura e quindi piangeva spesso. Poi invece piano piano, gara dopo gara, ha acquistato sempre più sicurezza di sé, più autostima, e si è lasciata andare, aiutata dalle sue doti naturali.
“È stata contenta di partecipare, – afferma Mamma Franca – ha conosciuto tante persone. Dal punto di vista sociale, è stata un’esperienza molto formativa. Quando abbiamo ricevuto la convocazione a settembre per i Mondiali, pensavamo fosse uno scherzo. Da quel momento ha cominciato ad allenarsi tutti i giorni per l’evento. È stata una grandissima emozione, una grande soddisfazione per tutti, ma dobbiamo anche dire che per l’impegno che ci ha messo se l’è proprio meritata questa medaglia”.
Per Mamma Franca già partecipare ad una manifestazione così importante era comunque un risultato, qualunque esso fosse stato. Era già un traguardo incredibile per lei. Ma quella galoppata, iniziata un po in sordina per poi spingere sempre più forte fino alla fine, fino alla medaglia d’oro, è stata davvero entusiasmante.
“Come Legacoop Umbria – afferma il Presidente Danilo Valenti – incentiviamo nelle nostre cooperative sociali le attività per ragazzi svantaggiati. In umbria nelle cooperative sociali sono occupati 8.000 soci lavoratori, di cui 800 persone svantaggiate, impegnati nel garantire la presenza di una rete capillare di servizi educativi, sociali e socio sanitari di cui usufruiscono ogni giorno 50.000 umbri. Irene Orazi è un vero esempio di forza e determinazione, e la sua storia ci ricorda l’importanza dell’inclusione e dell’uguaglianza, anche nello sport. Dobbiamo celebrare e sostenere atleti come Irene, che dimostrano che ogni individuo ha il potenziale per eccellere,
indipendentemente dalle proprie capacità”.
L’atleta azzurra ha preceduto al traguardo con 21’’41, la norvegese Emilie Rosvold 23’’56 e la tedesca Janet Streifler 23’’92. Poi dritta verso il podio ascoltando, con la mano sul cuore, l’inno di Mameli che risuonava. Una bella soddisfazione per tutti, che ha portato la campionessa ad essere premiata anche dal Sindaco Andrea Sisti, un modello di ispirazione per gli atleti di tutto il mondo e che ci dimostra che non ci sono limiti per coloro che credono in se stessi e lottano per i propri sogni. E come dice Irene “Ho fatto mio il motto degli Special Olympics: che io possa vincere , ma se io non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze. Vorrei ringraziare tutti gli amici di Spoleto, i miei compagni di avventura della Nazionale. Soprattutto gli allenatori Alessandra Sanna e Nanni Ferretti, ma anche la cooperativa “Il Cerchio “ che mi ha portato a questo evento così grande”.