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Cooperazione determinante per il ripopolamento e la valorizzazione delle aree interne

 Intervento del presidente di Legacoop Agroalimentare alla presentazione di “Una strategia nazionale agricola per le aree interne” presso che si è svolto ieri al Masaf e dove sono stati illustrati i primi risultati delle analisi territoriali effettuate dal Centro Studi dell’Istituto Tagliacarne-Unioncamere

 «Ai problemi di spopolamento, invecchiamento della popolazione e a una crescita imprenditoriale più lenta e frammentata rispetto ai centri urbani che hanno le aree interne, la cooperazione è una risposta importante. Ne sono un esempio le cooperative di comunità, che sono state nell’ultimo periodo il più reale strumento di ripopolamento delle aree interne effettivamente esistente». Ha quanto ha sottolineato Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare al termine della presentazione di “Una strategia nazionale agricola per le aree interne” che si è svolta ieri al Masaf e durante la quale sono stati illustrati i primi risultati delle analisi territoriali, a cura del Centro Studi dell’Istituto Tagliacarne-Unioncamere, del progetto messo in campo dal ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste in collaborazione con Unioncamere.

«La questione non è semplice, ci sono più fattori e più elementi che concorrono allo spopolamento, all’abbandono, alla situazione, diciamo così, di crisi delle aree interne. Ma il primo elaborato sui Comuni Snai (Strategia Nazionale Aree Interne) da parte di Unioncamere e Istituto Tagliacarne pone delle buone basi per affrontare il problema», continua Maretti.

Cooperazione fondamentale per le aree interne. Un ruolo importante in questa partita lo può giocare «la forza della cooperazione, specialmente nel settore agroalimentare, in quello forestale, nello sviluppo di tutte le colture che stanno meglio in montagna o in collina. La cooperazione rappresenta uno strumento essenziale per il consolidamento dell’occupazione ed il mantenimento delle popolazioni residenti e l’agricoltura e l’allevamento sono settori potenzialmente trainante per gli altri dal punto di vista economico», sottolinea Maretti. Tra le coltivazioni, «la castanicoltura potrebbe essere un grande elemento di sviluppo». 

Tutti coinvolti, non soltanto l’agricoltura. Ma la questione non è soltanto agricola. «La cooperazione opera in tutti i settori, dal sociale, al turistico, al culturale e questo può essere elemento di crescita e di complementarietà per raggiungere risultati». 

Approccio di Governo e strategia di lungo periodo. Maretti ha evidenziato anche che «quanto fatto dal ministero all’Agricoltura è positivo. Ma la priorità è far sì che tutti i ministeri competenti collaborino per raggiungere gli obiettivi. Occorre un approccio di governo perché le competenze su queste problematiche sono anche del ministero del Turismo, del ministero della Sanità e di quello dell’Ambiente. Occorre una visione complementare tra le diverse aree e una visione di governo di lungo termine, strategica per i prossimi 20, 25 e 50 anni».

Per farlo, conclude Maretti, «c’è bisogno di mettere al centro un esame delle norme che, rivedendole a costo zero, possono dare un impulso positivo alle attività».

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