Resi noti i numeri del bio nel 2022 nel corso di un convegno organizzato da Ismea a L’Aquila. “Per stimolare la crescita dei consumi di bio puntare su programmi promozionali con risorse pubbliche e private”- ha spiegato il Coordinatore settore biologico
I dati sui consumi dei prodotti biologici del 2022, che vedono scendere l’incidenza delle vendite bio sulla spesa agroalimentare complessiva dal 3,9% al 3,6%, rendono ancora più impellente la richiesta avanzata dalla cooperazione di promuovere e incentivare la crescita delle produzioni biologiche sul territorio, sostenendo contestualmente anche la domanda. Un obiettivo duplice, che può essere conseguito solo puntando sull’aggregazione, poichè in un contesto caratterizzato da una riduzione del potere di acquisto delle famiglie, sono solo le filiere efficienti quelle in grado di mettere sul mercato prodotti di qualità a prezzi competitivi”.
Lo ha dichiarato il Coordinatore del settore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari Francesco Torriani nel corso del suo intervento al convegno Appuntamento con il “Bio” organizzato da Ismea a L’Aquila alla presenza del Sottosegretario al Masaf Luigi D’Eramo.
Visto il ruolo strategico che le filiere rivestono per la promozione del biologico, secondo il coordinatore di Alleanza Cooperative “assume grande rilevanza l’impegno che ci attendiamo venga mantenuto dal Masaf di destinare il 25% delle risorse del V Bando alle filiere biologiche. Sarebbe veramente grave se tale impegno venisse disatteso e contraddirebbe gli obiettivi del Piano d’Azione nazionale recentemente varato dal Ministero a sostegno dell’agricoltura biologica”. Per quanto riguarda l’obiettivo di far crescere i consumi di bio, che risultano in stagnazione da almeno un paio d’anni, è auspicabile secondo Torriani, “che sia le istituzioni pubbliche, che il privato, si impegnino in programmi promozionali d’impatto rivolti ai consumatori anche attraverso partenariati tra produttori, impiegando al meglio le risorse messe a disposizione della politica agricola comune”.
Torriani ha anche evidenziato un dato emerso dalla rilevazione Ismea, relativo alle aziende agricole biologiche, che risultano avere una dimensione media quasi tre volte più grande rispetto a quelle dell’azienda agricola convenzionale (28,4 ettari rispetto a 11 ettari). “Ciò smentisce la tesi comunemente diffusa – commenta Torriani – secondo la quale le aziende biologiche sono di piccole dimensioni, poco strutturate e adatte soprattutto a vendere nel raggio di pochi chilometri dall’azienda. Le aziende agricole biologiche hanno invece superfici coltivate importanti e una dimensione maggiore delle aziende convenzionali. Dal momento che incentivare la produzione con metodo biologico e’ una degli obiettivi principali che si è posta la Commissione Europa, risulta pertanto di fondamentale importanza sostenere tali imprese, che concentrano gran parte del valore della produzione, incrementando la domanda di prodotti biologici”.