“Siamo pronti a dare il nostro contributo per lo sviluppo dell’Umbria, chiediamo a Regione e Comuni di applicare le norme esistenti“
In Umbria oggi ci sono 224 cooperative sociali attive con 9 mila lavoratori, di cui il 70% sono donne, che erogano servizi a 80.000 cittadini. Nelle cooperative sociali umbre, inoltre, sono incluse al lavoro 1000 persone con disabilità o svantaggiate.
Le cooperative sociali sono impegnate sia nella gestione di servizi educativi, sociali e socio sanitari come ad esempio gli asili nido, gli interventi a domicilio e strutture residenziali per aziani e persone con disabilità che nell’erogazione di servizi di interesse collettivo come ad esempio la preparazione dei pasti nelle scuole, la gestione dei cimiteri, la gestione museale, le pulizie e manutenzione del verde.
Le cooperative sociali sono integrate nelle politiche pubbliche regionali e oggi possono offrire un contributo alla modernizzazione della regione, lavorando sia nell’organizzazione dei servizi di welfare che nell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e svantaggiate. In modo pragmatico AGCI imprese sociali, Federsolidarietà e Legacoopsociali hanno elaborato un documento contenente le principali proposte elaborate dalla cooperazione sociale inviato nei giorni scorsi alla Giunta regionale.

“Noi lavoriamo per rafforzare il welfare pubblico. Partendo da questo presupposto – afferma Roberta Veltrini, presidente di Federsolidarietà Umbria- le cooperative sociali possono collaborare con Regione, USL e Comuni in molti ambiti, ad esempio per rafforzare gli interventi domiciliari e potenziare la sanità territoriale. Allo stesso modo, insieme alle altre organizzazioni del Terzo Settore le cooperative sociali possono dare il loro contributo nella realizzazione di Case della Comunità capaci di produrre salute, equità, giustizia sociale. Desideriamo contribuire alla lettura dei bisogni della popolazione della nostra regione, e proporre opportune e sostenibili innovazioni dei servizi socio sanitari”.

“Sul versante del lavoro – aggiunge Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – la cooperazione sociale può dare un contributo determinante all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e svantaggiate. Ci sono oggi in Umbria più di 12 mila persone con disabilità in cerca di occupazione. Applicando le norme esistenti nei prossimi 5 anni la cooperazione sociale può creare nuove opportunità di lavoro per 1000 persone con disabilità o svantaggiate migliorando in modo significativo la qualità della vita di queste persone, aumentando il livello di coesione sociale e di competitività della regione, rendendo l’Umbria un modello in Italia”.
Questi interventi sono in larga parte a costo zero per le amministrazioni pubbliche, anzi possono liberare risorse da investire in nuovi servizi per i cittadini. Il potenziamento della domiciliarità e della sanità territoriale, ad esempio, può ridurre i ricoveri impropri negli ospedali mentre l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità oltre a generare benefici sociali produce un beneficio economico diretto in termini di minori spese per assistenza e maggiori entrate fiscali.
Per poter dare il proprio contributo allo sviluppo ed alla modernizzazione dell’Umbria la cooperazione sociale chiede il pieno riconoscimento politico ed amministrativo delle specificità di questa forma di impresa che è legata alla comunità regionale ed opera senza fine di lucro perseguendo l’interesse generale.
“Chiediamo a Regione, Anci e comuni – conclude Gianfranco Piombaroli, presidente di AGCI Imprese Sociali Umbria – di applicare la normativa esistente. In primo luogo la recente DGR con cui la Giunta Regionale ha fornito ai comuni chiare indicazioni su come adeguare i contratti in essere con le cooperative sociali in modo da riconoscere i maggiori costi del lavoro. In secondo luogo la L.R. 2/2023 “Disciplina dell’amministrazione condivisa” e la L.R. 2/2024 “Qualità del lavoro e dei servizi alla persona”, approvate in modo bipartisan dalle forze politiche di centro destra e centro sinistra, che hanno riconosciuto il valore e le specificità della cooperazione sociale, creando le condizioni per lo sviluppo di questa forma di impresa”.
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