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Legacoop > ARMONIA – Una donna sale alla guida della cooperativa GIV, numero 1 per il vino in Italia

Verona, 3 febbraio 2015 – Lo riconosce anche Il Sole 24 Ore: quello di una donna alla guida di un colosso del vino è “un tabù che il mondo coop aveva già infranto”. Ma è ugualmente una buona notizia la scelta di Roberta Corrà alla direzione generale del Gruppo italiano vini, un gigante della cooperazione che detiene 15 diverse cantine in 11 regioni italiane ed è, semplicemente, la prima azienda italiana per fatturato (nel 2013 ha raggiunto 352 milioni di euro realizzati per il 70% all’estero).

 

Con questa nomina “la sensazione – scriveva qualche giorno fa il quotidiano economico – è che si chiuda un cerchio. Forse, cioè, la presenza delle donne nel mondo del vino è a un punto di svolta. Senza nulla togliere alle importanti esperienze portate avanti negli ultimi anni, per giunta spesso con risultati di grande rilievo, ma la nomina della Corrà al vertice del Giv segna un passaggio importante”  perché “una donna entra davvero nella “stanza dei bottoni” di una azienda di primissimo piano del mondo del vino made in Italy”.

 

La nomina è arrivata a fine anno, insieme al cambio in vicepresidenza, con Rolando Chiossi che ha lasciato spiegando come “dopo tanti anni al Gruppo Italiano Vini, credo sia ora necessario favorire un ricambio al vertice per consentire una ulteriore fase di crescita e sviluppo”. Una riprova ulteriore che nel mondo cooperativo parlare di ricambio generazionale e pari opportunità non sia un esercizio retorico, ma una strada effettivamente praticata dalle imprese. “Dal mondo della cooperazione – sintetizza Il Sole – arriva il segnale di una capacità di incidere negli equilibri di grandi aziende da decine di milioni di bottiglie”.

 

Prima di lei ad arrivare al vertice di un grande gruppo cooperativo del settore era stata nel 2005 Ruenza Santandrea, nominata presidente di Cevico, una presenza fondamentale nella cooperazione romagnola con un fatturato di 127 milioni di euro. La cooperazione fa comunque eccezione, in un mondo dove “la presenza femminile, pur rilevante e spesso interpretata con modalità innovative, era stata spesso limitata ad ambiti precisi” come ammette il quotidiano economico.

 

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