“Potenziare la sanità territoriale e valorizzare la collaborazione con il Terzo settore”
Nel corso delle ultime settimane il dibattito pubblico si è concentrato sul piano di riorganizzazione della rete ospedaliera – approvato dalla giunta regionale lo scorso 13 settembre – che tra tagli ed accorpamenti intende produrre una vera e propria rivoluzione dell’attuale rete, ritenuta poco efficiente.
Negli ultimi decenni, tuttavia, a fronte di un impoverimento della sanità territoriale gli ospedali sono divenuti centrali nelle comunità, come provano i dati relativi ai ricoveri impropri nei reparti di medicina generale o gli accessi impropri al pronto soccorso. Questo non per colpa dei cittadini. È anche per questi motivi che il piano della regione sta suscitando grande preoccupazione in diversi territori dell’Umbria.
Una recente ricerca sulla sanità regionale promossa da Legacoopsociali e realizzata dal centro studi Euricse di Trento ha studiato come costruire una sanità che metta al centro la salute delle persone e delle comunità superando la logica prestazionale e la frammentazione degli interventi puntando sul coinvolgimento della società civile e sulla collaborazione tra attori pubblici e Terzo settore.
“Crediamo – afferma Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – che insieme alla riflessione aperta sulla rete ospedaliera sia necessario aprire un confronto anche sulla sanità territoriale, che va potenziata e ridefinita. Le politiche che guidano i servizi territoriali devono favorire l’integrazione socio sanitaria e la prossimità, vista come centralità degli attori sociali del territorio nella definizione e organizzazione dei servizi. In altre parole crediamo che sia fondamentale valorizzare l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, il confronto tra Usl e comuni ed il coinvolgimento attivo dei cittadini e della società civile”.
“In questo processo – continua Bernardoni – il Terzo settore e le imprese sociali possono dare un contributo importante per ripensare in tempi rapidi la rete dei servizi rendendoli adeguati ai nuovi bisogni della popolazione sempre più anziana, come già hanno fatto in un Umbria negli ultimi decenni del secolo scorso quando hanno dato un contributo decisivo nel superamento dei manicomi e nello sviluppo dell’assistenza domiciliare”.
Nella riorganizzazione della sanità territoriale Legacoopsociali propone l’utilizzo degli strumenti dell’amministrazione condivisa, puntando sui servizi accreditati e in via residuale sulle gare di appalto che superino nei fatti la logica del massimo ribasso.
“Per innovare la sanità – afferma Bernardoni – e valorizzare il contributo che può essere dato dalle imprese sociali dobbiamo uscire dalla logica degli appalti, utilizzare gli strumenti dell’accreditamento e della co-progettazione sperimentando l’utilizzo di metodologie collaborative anche in ambito sanitario. Ad esempio a partire dalle Case della Comunità che saranno l’ossatura della rete sanitaria territoriale. In questa prospettiva la Regione Umbria ha compiuto delle scelte che condividiamo come l’approvazione nella primavera 2023 della Legge regionale sull’amministrazione condivisa che adesso dove essere applicata da Usl e comuni e l’annuncio fatto dall’Assessore Luca Coletto del ritiro della gara relativa ai servizi socio sanitari pubblicata dalla Usl Umbria 2, una gara che avrebbe impoverito e frammentato la sanità territoriale. Crediamo che sia necessario aprire una nuova esperienza di collaborazione, per il bene non delle organizzazioni del settore ma degli umbri.”